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Andiamo Al Cinema

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A cura di Fabrizio Albert

Inizia con questo numero la mia collaborazione con il Giornalino del CRAL. Mi è stato chiesto di tenere una rubrica di critica cinematografica, da vecchio cinefilo. In realtà, non sono certo un critico esperto, ma solo un appassionato di cinema che a sua volta legge critiche e commenti e cerca di formarsi un’opinione. Le scelte dei film recensiti sono necessariamente soggettive e parziali perché rispecchiano le mie idee, il  mio gusto…i miei pregiudizi! Prendetele quindi non troppo seriamente, come un consiglio di un vecchio amico che ha piacere di accompagnarvi  idealmente a vedere qualche bel film!  Buona lettura e buona visione!
IO SONO LI ITALIA/FRANCIA 2011    96 min     Regia: Andrea Segre    Soggetto: Andrea Segre    Sceneggiatura: Marco Pettenello, Andrea Segre     Fotografia: Luca Bigazzi  Musiche: François Couturier   Montaggio: Sara Zavarise   Scenografia: Leonardo Scarpa   Costumi:  Maria Rita Barbera . Interpreti: Zhao Tao, Rade Serbedzija, Marco Paolini, Roberto Citran, Giuseppe Battiston                              
In questo momento di particolare attenzione per la comunità cinese, dopo il delitto di Roma, acquista ancor più  interesse un film presentato a Venezia l’anno scorso alle Giornate degli Autori, su soggetto, sceneggiatura e regia di Andrea Segre. Racconta la storia di una giovane donna cinese, Shun Li, giunta a Roma per lavorare in un laboratorio tessile e da qui trasferita a Chioggia, secondo il volere dei suoi  padroni/sfruttatori cinesi , a fare la barista, senza conoscere praticamente una parola  di italiano e lavorando sempre a testa bassa con l’intento di racimolare i soldi per far venire in Italia il figlioletto rimasto in Cina.Il film ci mostra i rapporti, all’interno della comunità cinese, tra  padroni/ sfruttatori e lavoratori da una parte  e tra colleghi di lavoro complici/rivali dall’altra, facendoci comprendere l’estrema vulnerabilità di chi è praticamente in balia dei datori di lavoro, senza soldi, permesso e identità (…io sono Li al nostro orecchio suona anche come in un altro luogo…).    Dall’altra parte, descrive in maniera molto vera l’incontro/scontro tra due comunità estranee come quella cinese e quella assai chiusa e provinciale di Chioggia, con i suoi personaggi e il suo dialetto ( bella l’idea dei sottotitoli, non solo per il cinese, ma anche per il chioggiotto, tante volte altrettanto incomprensibile).       Assistiamo addirittura allo sbocciare di un affetto delicato tra la cinesina e un pescatore di origini slave che si intenerisce e inizia a prendersi cura di lei, ma tutto si concluderà ancor prima di potersi esprimere per la  reazione delle due comunità incompatibili. Film al contempo poetico e realistico, con bellissime immagini della laguna e di Chioggia, delicato e ben recitato non solo dai due interpreti principali, Zhao Tao e Rade Zerbedzija, il pescatore di origini slave, ma anche dai nostri Marco Paolini, Roberto  Citran e Giuseppe Battiston, del tutto a loro agio nell’uso del dialetto e come avventori dell’osterialagunare.  
 LE IDI DI MARZO  USA 2011. Regia: George Clooney Interpreti: George Clooney, Ryan Gosling,Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti   Se qualcuno di voi segue le vicende delle primarie del partito repubblicano negli Stati Uniti, si renderà conto di quanto questo  film sia verosimile ed esplicativo.Presentato alla 68° Mostra del Cinema di Venezia 2011, non è niente altro che la trasposizione sul versante democratico delle lotte messe in atto dai candidati per arrivare alla  nomination. Con grande onestà intellettuale, il democratico George Clooney ci ha voluto illustrare con vicende assai verosimili ciò che avviene nel suo partito, perfettamente consapevole che gli avversari repubblicani certo non sono migliori.     
 Dagli intrighi ai colpi di scena, dai cambi di bandiera ai colpi bassi, dalle corruzioni agli scandali sessuali, fino ad un drammatico suicidio,tutto ci viene mostrato della terribile gara per arrivare al successo e alla vittoria finale. La storia è raccontata dalla parte di un giovane addetto stampa dello staff del candidato, all’inizio idealista ed entusiasta, in un processo drammatico di disillusione che lo porterà, attraverso la conoscenza dei reali meccanismi del gioco, a prendere in mano le redini della campagna e a portare il candidato alla probabile vittoria. Il Governatore in corsa alla fine avrà la candidatura, ma al triste prezzo  di rinnegare le idealistiche premesse iniziali.Come tutti  i film di George Clooney, un film impegnato, di  grande lucidità e di obbiettiva critica dall’interno della società americana, con i suoi riti  e le sue nefandezze.Ben girato e recitato, anche se in alcuni punti fin troppo intricato nella descrizione dei complotti allusivi alla vicenda dell’assassinio di Giulio Cesare alle idi di marzo di tanti anni fa. 
Miracolo a LeHavre  Finlandia/Francia/Germania 2011. Durata:93Regia: Aki Kaurismaki     Sceneggiatura: Aki Kaurismaki        Fotografia: Timo Salminen   Montaggio: Timo Linnasalo      Scenografia: Wouter Zoon   Costumi: Frédéric Cambier  interpreti: André Wilms, Kati Outinen, Jean-Pierre Darroussin, Blondin Miguel, Elina Salo, François Monnié, Roberto Piazza, Pierre Etaix, Jean-Pierre Léaud.Kaurismaki ci ha  abituato da tempo a films dall’atmosfera rarefatta, con personaggi e storie quasi surreali. Non fa eccezione questo bel film, ambientato a LeHavre, in una città quasi atemporale. Il protagonista, Marcel Marx,  bohémien ex-scrittore, ha deciso di ritirarsi in una sorta di esilio volontario per cercare di costruire un  rapporto più vero con le persone e ha scelto di fare il lustrascarpe, mestiere assai poco lusinghiero e soprattutto poco redditizio. Vive con la moglie un rapporto idilliaco, fatto di piccoli gesti affettuosi  e di grandi risparmi, in una casetta con piccolo giardino e altrettanto piccolo cagnolino.     La routine quotidiana, divisa tra il lavoro e il bar preferito, viene però interrotta da due eventi traumatici e indipendenti : il ricovero della moglie in ospedale per un sospetto tumore e l’arrivo di un piccolo profugo clandestino dall’Africa, intenzionato ad imbarcarsi in qualche modo per attraversare la Manica e raggiungere la madre in Inghilterra. A questo punto tutto improvvisamente si anima, il lustrascarpe esce dalla sua apatia e il paese intero, vicini di casa, fornaia, fruttivendolo, barista e perfino un detective che dovrebbe svolgere tutt’altro compito, compiono una presa di coscienza e una mobilitazione che richiama lo stile della resistenza e si attivano per aiutare Idrissa a passare la Manica in un lieto fine da favola bella.L’indignazione rispetto alla triste realtà dell’immigrazione porta ad una reazione “politica” che sembra quasi voler indicare la soluzione anche per i tanti casi di casa nostra.




 
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