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Andiamo al cinema

Livello 2
Andiamo al cinema a cura di Fabrizio Albert

Grand Budapest Hotel
Regia: Wes Anderson Germania, Francia 2014 Soggetto e sceneggiatura: Wes Anderson Fotografia: Robert Yeoman Musiche: Alexandre Desplat Interpreti:   Ralph Fiennes, Tony Revolori,  Saoirse Ronan, Bill Murray, Edward Norton, F.Murray Abraham,  Harvey Keitel, Jude Law, Tilda Swinton, Jason Schwartzman, Wilhelm Defoe, Léa Seydoux, Owen Wilson,  Adrien Brody, Tom Wilkinson, Bob Balaban, Mathieu Amalric, Jeff Goldblum, Karl Markovics.
Un film  originale, una storia fantastica,una favola che ci parla dei bei tempi passati, il periodo tra le due guerre, un po’ giallo, un po’ horror, un po’ fantasy… E’ stato scelto come film d’apertura al festival di Berlino di quest’anno e si è aggiudicato il gran premio della  giuria. La vicenda si svolge nell’immaginaria Repubblica di Zubrowka, nell’Europa dell’est, dove si trova il Grand Budapest Hotel , un vecchio albergo ora decaduto, un tempo molto prestigioso e frequentato dall’alta società. Uno scrittore ospite dell’albergo intorno agli anni sessanta conosce l’anziano direttore, un certo Zero Mustafa, che volentieri gli racconta la sua storia e quella dell’albergo, del suo vecchio padrone e delle vicende che lo hanno portato ad esserne il proprietario.  Così il racconto si sposta al 1932 e narra di Monsieur Gustave H., il portiere di una volta, della sua vita avventurosa, delle sue molte relazioni femminili e in particolare di Madame D., una sua anziana amante,  e dell’eredità che avventurosamente finisce a M.Gustave e poi  a Zero Mustafa, allora garzone prediletto appena assunto e divenuto in breve confidente e compartecipe delle avventure. La trama è intricatissima e si svolge tra guerre, prigionie, conventi e finti frati, fughe rocambolesche in sci e in slitta per le montagne innevate , corse in moto, morti ammazzati,  in un avvincente e gustosissimo susseguirsi di colpi di scena. La lunga lista degli attori famosi la dice lunga sul turbinio dei personaggi che partecipano alla trama del film, anche solo in piccoli cammei.  Mentre ci si lascia trasportare dalla storia, si riescono a cogliere anche considerazioni sulle  guerre, le dittature, il periodo trascorso,  con i suoi  fasti e la sua decadenza. Un godibile  omaggio alla Mitteleuropa ispirato a Stefan Zweig, cantore degli anni del declino dell’Impero austro-ungarico, e al suo ultimo romanzo,  “Estasi di libertà”,  ambientato in un hotel  di lusso a Pontresina, come ha riferito lo stesso regista Wes Anderson in varie interviste da Berlino.
Le Week-end
Regia: Roger Michell Gran Bretagna, Francia 2013 Scritto da Hanif Kureishi Musiche: Jeremy Sama Fotografia:  Nathalie Durand    Interpreti:  Jim Broadbent,  Lindsay Duncan,  Jeff Goldblum
Nick e Meg sono una coppia inglese di mezza età, intellettuali di Birmingham, lui professore universitario, lei insegnante di liceo, sposati da 30 anni, che decidono di festeggiare l’anniversario di matrimonio a Parigi, dove avevano trascorso la loro luna di miele. L’idea è quella di rivivere gioie ed emozioni di allora, andando nello stesso albergo, negli stessi ristoranti, insomma di cercare di riportare un po’ di emozione e di vitalità ad uno stanco ménage, ma le cose non vanno mai come deciso e la sceneggiatura di Hanif Kureishi, noto scrittore anglo-pachistano, sceneggiatore di altri godibili films, ci racconta con molto acume le situazioni, gli stati d’animo, i contrasti e le riappacificazioni, gli incontri e anche le mattacchionate  della coppia, tra disillusione, tristezza e voglia di ricominciare. L’incontro casuale con un vecchio amico yankee di Nick, l’invito ad una festa con la giovane moglie e i suoi amici, il ricordo dei loro trascorsi politici, servono un po’ da scusa per rivedere il matrimonio e la  relazione di coppia  sotto una nuova luce, per riscoprire un
affetto profondo e una residua ottimistica vitalità. I bravissimi attori e la bella sceneggiatura fanno si che la vicenda, apparentemente modesta e limitata nel tempo, assuma viceversa un carattere profondo e sentito, molto partecipato dal regista a dallo scrittore, più o meno sessantenni, e divenga assai godibile, in particolare dai coetanei della coppia, vicini alla pensione.
Le meraviglie
Regia: Alice Rohrwacher Italia, Svizzera, Germania 2014 Sceneggiatura:Alice Rohrwacher         Musiche: Piero Cruciti Fotografia: Hélène Louvart Interpreti: Alba Rohrwacher, Sam Louwyck, Maria Alexandra Lungu, Sabine Timoteo, Agnese Graziani, Monica Bellucci
Un film duro, a tratti sgradevole, rigoroso nei suoi asserti, impegnato a farci conoscere una realtà arcaica, in via di disfacimento. Ha vinto il gran premio  speciale della giuria al festival di Cannes di quest’anno. Girato in una campagna umbro-toscana che non ha nulla di idilliaco, racconta di   una famiglia di apicoltori che vive in un casolare sperduto, in condizioni di povertà e di duro lavoro, seguendo le scelte di un padre-padrone che volontariamente cerca  di preservare questa realtà, lavorando con la sua famiglia tutta al femminile e dando ordini in tedesco, isolando il più possibile le sue donne dal mondo circostante e dalle sue innovazioni. Due eventi porteranno scompiglio in questa vita regolata e faticosa: l’arrivo di  Martin, un ragazzo che non parla o parla una lingua strana, che viene portato da una psicologa nella loro famiglia in un percorso di reinserimento psico-sociale per precedenti  vicende di disadattamento e che Gelsomina, la maggiore delle figlie, riesce pian piano ad avvicinare, stabilendo in qualche modo un iniziale dialogo. L’altro evento, più sconvolgente ancora, è l’arrivo di una troupe televisiva che invita tutti a partecipare ad uno show che si svolgerà su di un’isola  lacustre. Luci, costumi, tifo, pianti di vincitori e vinti e soprattutto una conduttrice-fata nelle forme di Monica Bellucci che scatena i sogni  e le fantasie delle ragazzine e sconvolgerà la vita di Gelsomina, la più inquieta delle sorelle, curiosa della vita e delle sue meraviglie. Il sogno della purezza arcaica è difficile da mantenere…La  regista e sceneggiatrice si dimostra molto attenta e curiosa e scruta l’età  adolescenziale in maniera profonda, nei suoi rapporti conflittuali con il mondo degli adulti e in particolare con questo padre amato e temuto, modello da seguire e alla fine forse da abbandonare, almeno nei sogni…

 
 
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