Cinema - settembre

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Cinema

a cura di Fabrizio Albert
Cina, Francia, Giappone 2015Regia: JiaZhangke Sceneggiatura: JiaZhangke Scenografia: QuiangLiu Fotografia: Nelson YuLik-waiMusiche: Yoshihiro Hanno Interpreti: Zhao Tao, Zhang Yi, Liang Jindong, Dong Zijian, , Hang Sanming.
Un film particolare, secondo me, di grande interesse, in cui la storia dei vari personaggi seguiti nel tempo serve a comprendere meglio l’evoluzione del grande enigma che è la Cina. Il regista, che è anche sceneggiatore e ha presentato il film in concorso a Cannes nel 2015, suddivide la storia, anche iconograficamente, in tre periodi diversi. Inizia nel 1999, girato in un formato ridotto e con colori assai scialbi, in un paese, Fenyang, città natale del regista. Racconta la storia e la rivalità di due amici d’infanzia, Lianzi, minatore semplice e sensibile, e Zhang, proprietario di una stazione di servizio, arrivista senza scrupoli, che si innamorano entrambi di Tao, bella ragazza vivace e indipendente. Tao ha molte difficoltà ed è in imbarazzo nel dover scegliere, ma alla fine si decide per Zhang, lo sposa e inizia con lui un’avventura di successo economico e borghese, non priva di contrasti e ripensamenti. Con Zhang , Tao decide di avere un figlio che verrà chiamato addirittura Dollar e che il padre crescerà cercando in tutti i modi di dargli la sua impronta.La seconda parte del film si svolge nel 2014, epoca in cui sono già avvenute grandi trasformazioni socio-economiche che Zhang ha cavalcato con successo, diventando ricco e famoso. Ha divorziato da Tao che continua a vivere nel paese, gestendo da sola la stazione di servizio. Zhang ha avuto l’affidamento del figlio che cresce apparentemente felice, secondo i principi del capitalismo borghese. La madre riuscirà a vedere il figlio solo al funerale del nonno, testimone silente delle trasformazioni in corso, ma la comunicazione risulterà assai difficile, come uno scontro tra due diversi mondi, uno rimasto legato alle tradizioni e alla terra e l’altro proiettato verso la modernità e il futuro.In contemporanea si svolge la triste storia dell’altro pretendente che invece continua a fare il minatore, prosegue su di una strada di dolore e indigenza, si ammala gravemente e viene alla fine aiutato economicamente da Tao, ma la sua storia drammatica si perde nel film e non lo vedremo più; sembra quasi un intermezzo melodrammatico un po’ pleonastico e irrisolto.La terza parte del film si svolge in Australia nel 2025, in Cinemascope su grande schermo, in una villa piena di sole, con una ricchezza ostentata, in cui vivono il ricco Zhang, ormai alcoolizzato, disadattato e con grossi problemi economici e il figlio Dollar che parla solo inglese, non ricorda una parola di cinese, non sa addirittura come comunicare con il padre; ma le distanze non sono solo linguistiche. Il giovane è sensibile, spaesato, arrabbiato, vuole conoscere le sue origini da cui è stato tenuto lontano dal padre, si sente straniero ovunque. Si attacca morbosamente alla maestra di cinese, ha nostalgia della madre di cui ricorda solo il nome…Il film si chiude mostrando Tao che vive sola, legata ancora alla sua terra, che balla sensibile e commossa, sentendo la lontananza del figlio… Credo che il regista abbia voluto mostrarci, anche visivamente, le contraddizioni irrisolte della società cinese, in cui tanta parte hanno ancora le tradizioni, il villaggio, la famiglia e, all’opposto, il nuovo mondo che si va creando, individualistico, “commerciale”, scintillante ma “alieno” e pieno di difficoltà; un film originale, interessante, una finestra sulla Cina…

Italia, Francia 2016Regia: Paolo VirzìSceneggiatura: Paolo Virzì, Francesca Archibugi Musiche: Carlo Virzì Fotografia: Vladan Radovic Scenografia: Tonino Zera Interpreti: Valeria Bruni Tedeschi, Micaela Ramazzotti, Valentina Carnelutti, Anna Galiena, Tommaso Ragno, Marco Messeri, Bob Messini
Confesso che ci sono rimasto male; sono entrato nel cinema con l’idea di vedere una bella commedia e sono uscito con un grosso magone…Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes 2016, racconta la storia di due donne con un forte disagio psichico, ricoverate coercitivamente in un istituto terapeutico in seguito ad una ordinanza del tribunale per pericolosità sociale.Le due protagoniste non potrebbero essere più differenti: l’una, Beatrice Morandini Valdirana (Valeria Bruni Tedeschi), sedicente contessa, logorroica e mitomane, sperperatrice senza ritegno del patrimonio famigliare, irresponsabile e affetta da sindrome bipolare. L’altra, Donatella Moretti (Micaela Ramazzotti),sciatta, trasandata, tutta tatuata, completamente immersa nei suoi pensieri, depressa, con un dolore profondo per essere stata privata dal giudice della custodia del figlio.Tornato a girare nella sua Toscana dopo l’ultimo film “lombardo”, Virzì ci racconta magistralmente la cruda realtà del manicomio, le interazioni tra i vari pazienti ricoverati, gli infermieri , i medici, le assistenti sociali e l’amicizia che incredibilmente si crea tra le due protagoniste, così diverse tra loro. Un giorno, eludendo la sorveglianza, le due riescono a fuggire e a vivere insieme una serie di situazioni paradossali, spontanee, vitalistiche e irrazionali, dandosi alla pazza gioia. Ben presto però verranno recuperate non senza difficoltà dall’equipe dell’ospedale, dopo aver combinato un mare di guai e creato problemi e disagi, ma alla fine sembrano felici di rientrare nella loro struttura protetta e soprattutto della loro nuova, profonda amicizia.Il film viene definito “commedia drammatica” e Virzì il nuovo campione della commedia all’italiana. Bravissime le interpreti nei loro ruoli differenti e grande la partecipazione del regista al dramma delle due donne e alle situazioni sociali sottostanti, anche se spesso si ha la sensazione di una eccessiva sovrabbondanza di vicende che potrebbero essere ridotte senza far perdere nulla al significato del film.Un film da vedere sicuramente, ma se ne esce con un grande amaro in bocca e per nulla felici…

Estonia 2014Regia: Zaza Urushadze Sceneggiatura: Zaza Urushadze Fotografia: ReinKotov Musiche: Niaz Diasamidze Interpreti: LembitUlfsak, Elmo Nuganen, Misha Meskhi, Giorgi Nakashidze, RaivoTrass
Uno splendido film, un apologo sulla inutilità della guerra, di grande e profonda umanità. Un film minimalista che ci racconta di un paese a noi quasi sconosciuto e di una guerra dimenticata.Sembra che dalla fine dell’ottocento una comunità di Estoni si sia trasferita nel Caucaso, probabilmente allettata dalla concessione di terre e dalla fertilità del luogo, o forse vittima di beghe politiche. Purtroppo, intorno agli anni ’90, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, è scoppiata una guerra tra la Georgia e la provincia separatista dell’Abcasia, difesa dai mercenari Ceceni. Naturalmente, oltre alle rivendicazioni geografiche e nazionaliste, c’entrava anche la religione, in quanto i Georgiani sono cristiani e gli Abcasi/Ceceni musulmani.All’inizio del conflitto, la comunità estone, visto il rischio e l’impossibilità di continuare una esistenza pacifica, ha deciso di ritornare in patria. Sono rimasti soltanto due poveri agricoltori: Ivo, falegname che costruisce cassette per il suo vicino di casa, e Margus che coltiva mandarini e ha deciso di aspettare l’ultimo raccolto prima di vendere tutto e andarsene definitivamente. Ivo, saggio e taciturno, è legato alla sua casa e alla sua terra da un affetto profondo la cui ragione solo alla fine verrà svelata e non ha nessuna intenzione di andarsene da li. Purtroppo la guerra si avvicina e avviene uno scontro a fuoco tra due pattuglie avversarie proprio davanti alle loro case, lasciando sul campo morti e feriti delle parti avverse. Ivo si fa aiutare da Margus e i due si vedono costretti ad aiutare e a curare in casa loro due feriti, quasi moribondi, uno ceceno e uno georgiano. Da qui parte uno scavo profondo delle motivazioni della guerra, delle personalità dei personaggi perennemente sul punto di ammazzarsi a vicenda, tenuti a bada con fermezza e saggezza dal vecchio Ivo che riesce a far emergere nei due una umanità e una consapevolezza di sé al di là e al disopra delle ragioni della guerra, come esseri umani , con le loro storie, il loro passato, i loro desideri, i loro dolori. La storia ha una evoluzione drammatica, come sembra inevitabile, ma si resta inchiodati alla sedia, si viene totalmente coinvolti da questi splendidi attori e si acquisisce una coscienza e una consapevolezza dell’assurdità della guerra che, in questo periodo di ripresa di nazionalismi, di guerre di religione, di rivalità etniche, sembra veramente utile e necessaria. Girato nel 2013, candidato all’Oscar e al Golden Globe come miglior film straniero nel 2015, giunto solo quest’anno nelle nostre sale, pluripremiato ai vari festival, è un film che non lascia indifferenti, da vedere e meditare a lungo.

Romania, Francia, Belgio 2016Regia: Cristian MungiuSceneggiatura: Cristian Mungiu Interpreti: Adrian Titieni, Maria-Victoria Dragus, Ioachim Giobanu, Vlad Ivanov, Lia Bugnar, Malina Manovici.
Un altro bel film, vincitore del gran premio della regia al festival di Cannes di quest’anno, di un regista romeno, Cristian Mungiu, già attento osservatore della realtà del suo paese in “4 mesi, 3 settimane e 2 giorni”; racconta, è vero, una storia romena, ma non solo…Romeo Aldeafa il chirurgo in un ospedale di una cittadina della Romania ed è cresciuto con saldi principi morali. Quando è caduto Ceausescu, pur vivendo all’estero, è tornato in patria per dare una mano alla ricostruzione del paese, finalmente su nuove basi. E’ sposato, anche se il matrimonio è ormai da tempo andato a rotoli e lui ha una giovane amante, ma ha cercato di mantenerlo in vita per amore della figlia amatissima, Eliza, studentessa modello. Purtroppo si è in breve reso conto che le condizioni sociali, economiche, ma soprattutto morali della Romania non sono cambiate e a malincuore ha deciso che la figlia debba andarsene e proseguire gli studi all’estero. Avendo avuto una borsa di studio in Inghilterra, sembra che tutto vada per il meglio; manca solo un buon punteggio all’esame di maturità, cosa che sembra assolutamente a portata di mano per la brava Eliza. Il diavolo però ci mette lo zampino…Il giorno prima dell’esame Eliza subisce un’aggressione, è sconvolta, ferita, non sembra più in grado di sostenere le prove…Che fare? Perdere tutto? Cercare una via d’uscita anche se disdicevole? Rinunciare ai propri principi anche se per un nobile fine?Il film, molto ben fatto e recitato, esplora i comportamenti dei vari personaggi, i loro crucci, le loro reazioni e interazioni, i loro problemi, le loro decisioni in parte volute, in parte casuali, secondo un destino che non si riesce mai a controllare del tutto…Un racconto morale che coinvolge lo spettatore in prima persona e illustra tristemente bene la società attuale in Romania e le sue contraddizioni, ma riguarda un po’ tutti coloro che prima o poi devono affrontare situazioni difficili e prendere decisioni non irrilevanti, soprattutto in nome dei figli… E comunque, nonostante tutto, non sempre va a finire come si pensa…




 
 
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