Quando la storia incontra la leggenda - maggio

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A cura di Claudio Ciprandi P.S. P.O. Rho
…vince la leggenda”.

Almeno così è nel West, secondo il grande regista John Ford che fa pronunciare questa frase a Tom Doniphon (John Wayne) protagonista di quel capolavoro cinematografico che è “L’uomo che uccise Liberty Valance”.

Rimanendo nel mitico West, ci fu un uomo la cui vita rimase sempre sospesa tra realtà e finzione, alla quale si adatta alla perfezione la citazione che da il titolo a questo articolo, “il suo nome era Buffalo Bill…”.

Di citazione in citazione, chi ama e ascolta Francesco De Gregori avrà immediatamente riconosciuto le parole con cui si conclude la canzone che da anche il titolo ad un suo album, Buffalo Bill, appunto.
Ma perché scomodare un film uscito nelle sale cinematografiche all’inizio degli anni ’60 ed una canzone incisa ormai quaranta anni fa?
Ma, soprattutto perché scomodare Buffalo Bill?
Perché, anche se in pochi se ne saranno accorti, lo scorso 10 gennaio cadeva il centenario della morte di William Frederick Cody, passato alla storia con lo pseudonimo di Buffalo Bill.

Con qualche articolo di giornale, una trasmissione radiofonica ed una puntata  di “il giorno e la storia” su Raistoria la ricorrenza è stata ben presto celebrata e conclusa…

Le cose andarono diversamente nel 1890, quando Buffalo Bill con il suo  circo itinerante, il Wild West Show, arrivò in Italia.
Tra le numerose città che costituirono le tappe del suo itinerario, toccò anche Verona ed un cronista d’eccezione, Emilio Salgari, descrisse così l’attesa per quell’evento:

Quest'oggi, alle tre precise, nel nostro anfiteatro avremo adunque il Wild West (Selvaggio Ovest), tutta la vita autentica della frontiera americana rappresentata in azione mercé una serie di quadri meravigliosi, ignoti a noi, popolati di "riflemen" (tiratori di carabina) di cow-boys, di vaqueros messicani, di donne della frontiera e di pellirosse. Avremo insomma tutto un pezzo dell'America ancora selvaggia come caduta dal cielo nel nostro anfiteatro e lo spettacolo strano, veramente nuovo ci è annunciato con un programma attraentissimo.
Conduttore della compagnia è il colonnello William Cody, che servì come capo degli esploratori nelle guerre di frontiera contro le pelli-rosse, grande cacciatore di bufali, intrepido cavalcatore di cavalli indomiti, formidabile tiratore di carabina e che dallo sterminato numero di bisonti uccisi venne soprannominato dall'ammirazione popolare col nomignolo di Buffalo Bill (Guglielmo il bufalo).
Ciò che si narra così dai giornali come dai romanzi americani delle imprese compiute dal colonnello Cody, che è anche generale brigadiere della Volunteer Army, dei pericoli corsi e delle avventure di cui fu l'eroe supera quanto di più inverosimile si può immaginare.
Fu vaccaro, conduttore di diligenza, "portatore di dispacci" (pony express) quando non vi erano nel Grande Ovest le ferrovie. Andava da Smotte Rosse a Trecky, una distanza di 122 chilometri per una strada lunga, pericolosa, spesso battuta dalle pelli-rosse.
Fu in seguito conduttore degli emigrati, guida del generale Alberto Sidney nella spedizione di Utah, capo di esploratori incaricati di proteggere le costruzioni ferroviarie e fornitore di carni degli operai occupati nella costruzione della ferrovia Kansas-Pacifico. Fu in quel tempo che in una sola stagione uccise 4862 bufali!

Combatté moltissime volte contro le pelli-rosse e fu in uno di quei combattimenti, durante la guerra del 1876, che uccise il capo Mano-Gialla con un colpo di fucile in pieno petto e che poi... scotennò, ossia gli levò la capigliatura con un colpo di coltello. Abbiamo detto che il nipote di Mano-Gialla si trova con Buffalo Bill.
Cody è stato anche deputato nella legislatura di Nebraska e, cosa davvero strana, anche artista drammatico!
Direttore dello spettacolo è Nate Salsbury il quale combattè pure contro gli indiani rimanendo ferito tre volte.
Nel 1868 si fece artista drammatico recitando in America, in Inghilterra e in Australia. Fu lui che condensò in altrettanti quadri viventi la vita, i costumi, gli exploit, le cacce e le battaglie delle sconfinate praterie del Wild West popolate di mandrie di bisonti, di cow-boys, di banditi della frontiera e di pelli-rosse.
Dopo Buffalo Bill gli artisti principali sono il cow-boy Gosse, detto il modello-tiratore, uno dei più intrepidi mandriani che abbiano mai cavalcato il mustang di prateria, tirato con destrezza mirabile il lazo fra i tori inferociti e tenuto insieme tre o quattrocento bestie cornute durante uno di quei cicloni distruttori che infuriano nel Texas: Buk Taylor, il re dei cow-boys, poi Tony Esquival, un vaquero del sud-ovest, e miss Annie Oakley, la piccola tiratrice infallibile.
Gli indiani sono andati accamparsi al Campone ove hanno rizzato le loro coniche wigwans. Ieri una grande folla si è recata in quella via, ma poco o nulla potè vedere essendo lo steccato molto alto e l'ingresso proibito. Alcuni indiani però, fra cui alcuni con delle penne piantate fra i capelli, hanno passeggiato ieri sera in via Nuova e in piazza Vittorio Emanuele destando molta curiosità fra i passanti. Portavano indosso le loro variopinte coperte che non permettevano di vedere il costume che portavano sotto.
Oggi però li ammireremo nei loro strani costumi e forse potremo vedere l'abito che il capo Sioux Rokey portava nelle guerre contro gli americani e contro lo stesso Buffalo Bill, una specie di uniforme tagliata in una pelle di bisonte sulla quale sono dipinte rozzamente varie battaglie a cui prese parte.

Un ultimo particolare su questi indiani. Tutti hanno preso parte alle guerre di frontiera e si sono più o meno distinti per la loro bravura e sono tutti prigionieri del governo degli Stati Uniti, il quale li ha affidati a Buffalo Bill sotto la sua mallevadoria.

E' importante sapere che Buffalo Bill è esattissimo e che avendo annunciato di cominciare lo spettacolo alle tre, si può essere sicuri che sarà puntuale.
Avviso ai ritardatari.

Il  destino mise a confronto due geni, uno che seppe trasformare la sua avventurosa vita reale in mito e leggenda, in una macchina perfetta per guadagnare quattrini e che, forse inconsapevolmente, contribuì  in modo determinante a quella che viene definita ”americanizzazione del mondo”, l’altro che inventandosi viaggi avventurosi mai vissuti riuscì a malapena a fare della sua smisurata fantasia una lavoro per sopravvivere ma che produsse dei capolavori che hanno contribuito a sollecitare l’amore per l’avventura in generazioni di giovani lettori.
Salgari, si dice, non viaggiò mai nei mari del sud dove Sandokan e Brooke si fronteggiarono, dove viveva la Perla di Labuan ma sappiamo con certezza che viaggiò moltissimo in tram dalla sua casa di Torino fino alla sede della Biblioteca centrale di quella città dove trovava informazioni utili a rendere verosimili i suoi romanzi.

Anche noi, come novelli Salgari, possiamo percorrere tranquillamente la distanza che ci separa dalla biblioteca della città dove viviamo e trovare tutte le notizie che possano servire per approfondire la conoscenza del mitico Buffalo Bill.
Troveremo molti libri  che raccontano la sua vita per intero ed altri che si soffermano su specifici episodi della sua vita, reali o fantastici, poco importa.
Ne consiglio alcuni.
Per chi fosse interessato alla biografia di Buffalo Bill può essere interessante Sulle tracce di Buffalo Bill di Aurelio Sangiorgio.
Per chi fosse invece interessato a conoscere la storia di Buffalo Bill all’interno del contesto storico in cui visse,  una bellissima lettura può essere  Gli uomini della frontiera alla conquista del West 1890-1899 di William Davis, considerato uno dei migliori libri sul West.
Chi ama invece i romanzi che affondano le loro radici in fatti storici veri o  verosimili si potrà divertire con Il piccolo diavolo nero di Gianfranco Manfredi, dove si racconta di una sfida tra Buffalo Bill ed un ciclista ambientato nella Milano di fine ottocento quando la bicicletta poteva essere vista come un pericoloso strumento “sovversivo”.
La sfida narrata da Manfredi fu vinta da Buffalo Bill ma nel romanzo di Claudio Calzana Esperia il ciclista sconfitto pretende la rivincita che si svolgerà, questa volta, a Bergamo. Naturalmente non vi rivelo chi vincerà...
Sicuramente, però, uno dei più curiosi libri che si possano leggere dedicati a Buffalo Bill è quello che Mark Twain (sì proprio l’autore di capolavori come Le avventure di Huckleberry Finn e Le avventure di Tom Sawyer ) scrisse nel 1906 dal titolo Autobiografia del cavallo di Buffalo Bill dove, non a caso, la voce narrante è quella di “Soldier Boy, il cavallo nero preferito da Cody.
Libro curioso che è considerato una delle più radicali denunce dello sfrottamento dell’uomo nei confronti degli anumali.
In biblioteca è possibile trovare numerosi fumetti che lo vedono protagonista (uno su tutti il suo incontro con Tex Willer) o film che si ispirano alle sue gesta (meraviglioso quello di Robert Altman Buffalo Bill e gli indiani) oppure prendere in prestito il disco di Francesco De Gregori di cui si è parlato all’inizio di questo articolo


 
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