L’orbo veggenteIl paziente oculistico di cui ci occuperemo oggi è il poeta , scrittore Gabriele d’Annunzio ( 12 marzo 1863- 1 marzo 1938).
La sua patologia oculare, un grave distacco di retina e di coroide dell’occhio destro a seguito di un trauma, con successiva perdita della funzione visiva .
Siamo nel pieno della Prima Guerra Mondiale , il Poeta Soldato chiede di essere arruolato e di partire per il fronte.
Del suo rientro in servizio se ne occupa in prima persona il Primo Ministro Salandra.
Dopo varie incertezze sull’opportunità di esporre il famoso scrittore a situazioni rischiose, tenendo anche conto dell’età del Poeta , 52 anni, decide di farlo rientrare in servizio con i gradi di tenente di cavalleria e di assegnarlo al Quartier Generale del Duca d’Aosta, prossimo alla prima linea.
Partecipa alle incursioni aeree su Trieste e Trento, lanciando manifestini tricolori rincuoranti le popolazioni in attesa: «Coraggio, fratelli! Coraggio e fede! Vi state avvicinando alla fine del vostro martirio».
La base aerea è a Grado, importante punto di appoggio e di rifornimento per la prima linea dell’Isonzo , qui ha base una stazione di idrovolanti.
Il 16 febbraio 1916 d’Annunzio parte alla volta di una missione di ricognizione su Trieste su di un idrovolante pilotato dal Capitano Luigi Bologna, con funzione di osservatore .
L’idrovolante sta uscendo in mare per il decollo e percorre a bassa velocità il canale di Belvedere, incrocia un vecchio pescatore che, vedendo passare vicino l’aereo, lancia un avviso al pilota : “ Sior, varda che fora xe mareta de siroco, se tu te miti a core te podaria impirarte su un’onda “
Detto fatto , il pilota che non può certo dire a d’Annunzio che non esce per mare mosso, insiste e nel decollo “ s’impiro’ sull’onda vaticinata “, cosi l’aereo si solleva ma ripiomba violentemente sull’acqua, nel forte contraccolpo il poeta batte violentemente il capo procurandosi una ferita al sopracciglio destro ed un trauma contusivo al bulbo oculare destro.
L’evento messo così è decisamente poco glorioso per la personalità del Nostro ,pertanto viene data una versione ufficiale più marziale e di fantasia.
Questa la versione fornita dal Comando Militare : “ al rientro da una missione esplorativa su Trieste , a causa di un guasto al carburatore che causò lo spegnimento del motore , il velivolo venne costretto ad un non facile ammaraggio d’emergenza. L’esperienza del pilota, comandante Bologna permise l’atterraggio, ma all’ultimo istante ,a causa dei riflessi dei raggi del sole sullo specchio immobile dell’acqua, abbagliarono il pilota che così “ richiamò ” troppo presto , facendo impennare l’aereo, subendo poi una violenta “insaccata” .
Il colpo violento sbalza d’Annunzio che se non fosse legato al seggiolino sarebbe sicuramente sbalzato in acqua.
Nell’urto il Poeta batte il capo contro la mitragliatrice di prua riportando un trauma all’occhio destro.
Immediatamente d’Annunzio si rende conto che il campo visivo dell’occhio destro ha subito una grave amputazione, ma sia per orgoglio che per il pudore di dirsi stanco e sofferente e non sfigurare con i commilitoni piu’ giovani ,non dice nulla.
Nei giorni seguenti tuttavia la vista cala del tutto nell’occhio destro ed iniziano a sorgere dei fastidi anche nell’occhio adelfo.
E’ cosi’ che solamente cinque giorni dopo, il 21 di febbraio Gabriele d’Annunzio si fa visitare all’Ospedaletto da campo di Cervignano del Friuli.
Gli vengono imposte cure drastiche e dolorose ( sono applicate delle mignatte o sanguisughe in regione temporale destra e viene provocato un ascesso nella medesima regione con l’intento di fare diminuire il versamento ematico intrabulbare e di “distogliere” lo stato infiammatorio degli occhi !!!!!)
In secondo luogo gli si impone l’immobilità’ ed il bendaggio in entrambi gli occhi per due mesi ,periodo in cui rimane praticamente in condizione di cecità.
L’occhio sinistro che inizia a manifestare dei segni di oftalmia simpatica ( una condizione di flogosi che spesso interessa l’occhio contro laterale a quello che subisce un trauma) lentamente guarisce, non è così per l’occhio destro, compromesso in modo irreparabile.
Il 25 febbraio d’Annunzio spedisce all’amico Luigi Albertini, direttore del Corriere della Sera prima un telegramma poi una lettera ,con i quali comunica : “…..ho una lesione gravissima all’occhio destro, si tratta della peggior cosa che possa accadere all’occhio, ho un distacco della retina. Offro alla causa dell’Italia in guerra quel che c’è di più caro , la pupilla dell’occhio destro, certo una scheggia di granata sarebbe stata più appariscente e ne scoppiavan molte intorno a me. Contro ogni inesattezza d’informatori ti accludo una breve nota di cui potrai servirti secondo la convenienza”
Così la notizia dell’incidente a d’Annunzio compare sulla prima pagine del Corriere della Sera il giorno seguente, il 26 febbraio 1916.
Nel frattempo d’Annunzio viene condotto prima in autolettiga fino a Mestre e da qui su di un motoscafo della Regia Marina Militare Italiana a Venezia , nella famosa Casetta Rossa sul Canal Grande.
Qui riceve dapprima le cure del primario Oculista di Venezia prof. Orlando Orlandini assistito dal Capitano medico d’Agostino. La loro diagnosi è severa : trattasi di un ampio distacco della retina in occhio destro con emorragia coroideale ed intravitreale.
Nei primi giorni di assoluta immobilità e di “ cure” vi fu un iniziale riassorbimento degli essudati e del sangue intravitreale.
Tantissime le manifestazioni di affetto arrivate al Poeta, tra queste il telegramma di S.A.R il Duca d’Aosta che dice cosi’ : “ La mia parola non basta per tradurre il mio augurio per Sua guarigione. Valgami il cuore. “
D’annunzio lotta con caparbietà contro la cecità ed in questi giorni di profonda inquietudine dichiara di essere diventato l’Orbo veggente .
Il 29 maggio del 1916 viene fatto un consulto a Venezia , nella casa del poeta arrivarono il Prof. Cirincione da Roma il prof Albertotti da Padova, dalla Svizzera il prof. Landolt oltre ovviamente all’oculista curante prof. Orlandini .
Dalle cronache si legge di una certa tensione tra i convenuti per i pareri inizialmente discordanti degli illustri scienziati. Ovviamente, e questo capita anche oggi, c’è chi sottolinea l’inadeguatezza delle cure inizialmente prestate al Poeta , se si fosse proceduto in maniera diversa ……….!!!!
Alla fine , grazie alla mediazione dell’elvetico Prof. Landolt viene stilato un bollettino medico ufficiale sottoscritto da tutti i partecipanti : “……il grado di vista, alquanto eccentricamente, è di circa un quindicesimo. Considerato il tempo trascorso dal trauma , la gravità della lesione, il torpore dell’azione dei rimedi usati, si conviene di non tormentare ulteriormente l’occhio ed il Poeta.”
Gli vengono concesse delle passeggiate notturne per Venezia, permane l’obbligo di non leggere né di scrivere.
Ma d’Annunzio non riesce a rimanere nell’inoperosità, una ridda di pensieri, sensazioni , emozioni, allucinazioni gli si agita dentro.
Un patrimonio di riflessioni e pensieri che non vuole disperdere, nasce così il Notturno, un diario intimistico, un “ commentario delle tenebre” che pubblicherà nel 1921.