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L'uomo Che Verrà

Il Giornalino

A cura di Giuseppe Cecchetti Centro Trasfusionale P.O. Garbagnate

giro “ Giorgio Diritti non tradisce le aspettative di chi attendeva con curiosità di vedere se il regista bolognese fosse in grado di ripetere le emozioni e le atmosfere del suo film di esordio , in questo secondo film ritorna ad inquadrare la realtà rurale contadina e questa volta per narrare una delle stragi più abominevoli della storia-quella di Marzabotto dove vennero trucidati quasi 800 civili.
La fotografia ha un ruolo importante se non essenziale : l’autore è Roberto Cimatti , suo il merito di aver assecondato la regia , offrendo immagini di intensità emotiva che meglio non potevano riuscire nell’intento di lanciare un messaggio contro l’assurdità e l’atrocità della guerra.
I primi piani per inquadrare gli sguardi innocenti di una bambina di 8 anni ( egregiamente interpretata da Greta Zuccheri Montanari) attraverso la ricerca continua del suo sguardo facendo delle espressioni del suo viso ,delle sue reazioni e della sua iniziativa una mappa precisa dello smarrimento dell’essere umano ancora incontaminato di fronte al delirio di quello che ha già smesso di essere uomo per diventare bestia.
I campi lunghi, che incorniciano uomini e natura e rappresentano il mondo contadino nel suo magico equilibrio, rotto da ingerenze esterne che ne minano l’esistenza e contro le quali non è possibile sottrarsi.
Le parole ( il parlato è in dialetto con sottotitoli) lasciano il posto alle immagini che indugiano sui volti dei contadini, segnati dalla sofferenza e dai sacrifici intenti nelle opere per la sopravvivenza e non certo a decidere eventi di morte come la guerra.
Il film più che a puntare ad essere rigidamente storico, rimane in equilibrio armonico tra realismo e poesia , entrando nella dimensione dell’intimo umano , scegliendo una rappresentazione del male non necessariamente vestita con l’uniforme nazista, evitando facili moralismi o parzialità.
La condanna è infatti per la guerra tutta,figlia dell’ignoranza e della paura ( “siamo ciò che ci hanno insegnato”, dice un ufficiale tedesco), madre di distruzione e violenza ,e inutile risposta ai problemi del mondo.
In una intervista così il regista tratteggia la sua opera :
Il film ha basi storiche ferme . La guerra porta le persone a modificarsi , a fare cose impensabili uno della famiglia che si unisce ai partigiani , parte dicendo di non voler sparare , ma poi uccide un tedesco a sangue freddo. Nell’evoluzione delle cose ci trasformiamo e ognuno di noi può avere atteggiamenti incoerenti.
Il film ha un titolo un titolo impegnativo che ci interroga sull’oggi e sul futuro , su cosa sarà la società e l’uomo del domani. La vita va difesa per quelle che sono le cose importanti: innamorarci,fare figli,riuscire a migliorare la condizione sociale. La guerra è qualcosa di estraneo che purtroppo fa parte del nostro percorso storico, ma spero e sogno che un giorno sia raccontata come una vecchia soluzione del problema. Auspico la pace,il rispetto di tutti, arrivare a non definire più una persona diversa. Dobbiamo lottare per difendere nella società tutti i valori che portano alla convivenza civile.
La piccola Martina ,costretta a subire l’atrocità degli avvenimenti trova alla fine come unico conforto il neonato fratellino indifeso che è riuscita a difendere dalla bestialità degli uomini armati; è l’uomo nuovo , l’uomo che verrà a cui anche noi al temine della proiezione riporremo le nostre speranze future.
La pellicola è del 2009, difficile trovarla ancora in proiezione in qualche cinema , se non d’essai o in qualche cineforum…è possibile invece noleggiarne la cassetta o meglio ancora acquistarla , sarebbe ottimo e non banale acquisto regalo di Natale…

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