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Anche quest’anno, nel mese di Marzo, un gruppo di medici ed infermieri dell’Ospedale di Rho si è recato in Etiopia per una settimana di lavoro, nella missione di suore salesiane Kidhane Mehret ad Adwa. Rispetto allo scorso anno il numero dei partecipanti è più che raddoppiato, il gruppo infatti era composto da sette persone. La missione di lavoro aveva lo scopo di eseguire un certo numero di interventi di microchirurgia oftalmica ed un certo numero di visite oculistiche per la popolazione della regione del Tigray, una zona agricola tra le più povere dell’Etiopia. Il gruppo era composto da cinque infermieri professionali ( di cui due già pensionati) Renzo Basilico, Giovanna Deidda, Mirela Feraru, Monica Liso, Giancarla Maggioni e due medici oculisti, Antonio De Castro ed il sottoscritto. Arrivati ad Addis Abeba dopo un volo di sette ore, ci siamo nuovamente imbarcati su di un volo interno per raggiungere l’aeroporto di Macallè. Qui ci aspettava Suor Laura, la grintosa fondatrice della Missione che, dopo i calorosi saluti, ha fatto sistemare noi e tutto il materiale su due capienti fuoristrada. Il carico del peso di circa 160 chili ( ognuno di noi poteva stivare fino a 23 chili in valigia) era costituito non solo da materiale sanitario, medicinali, colliri, ed altro, il tutto ricevuto in dono ,ma anche da occhiali da vista, da sole, giocattoli , vestiario per i bambini, questo raccolto tra amici e parenti. Ci aspettavano ancora 250 chilometri per raggiungere Adwa , la nostra destinazione finale, percorrendo la strada costruita di recente dalla Cina, ma già piena di pericolose buche ed avvallamenti. Esattamente 24 ore dopo la nostra partenza da Malpensa arrivavamo in Missione felici di esserci ma stravolti dalla stanchezza. Domenica 9 marzo iniziavano i preparativi per allestire la sala operatoria, la sala visite e disporre in maniera razionale tutto il materiale sanitario necessario per la settimana, suddividere i compiti e formare due squadre di lavoro, una con competenze chirurgiche e l’altra addetta alle visite ed alla selezione delle persone da operare. In cinque giorni lavorativi sono stati eseguiti 40 interventi chirurgici e 268 visite oculistiche. C’è da dire che al di là dei numeri, di tutto rispetto ,ognuno di noi sette ha dato una goccia ed ha ricevuto un mare di gratitudine da parte della gente del posto e dalle Suore. Poter mettere a disposizione della popolazione il nostro lavoro, vedere i risultati del nostro impegno, concretizzarsi ed andare a buon fine non solo dal punto di vista strettamente medico , sono stati per noi il coronamento del nostro desiderio di “ fare del bene”. Abbiamo ancora negli occhi e nel cuore due immagini. Una che ci rincuora ed incoraggia nel proseguire nel nostro lavoro di solidarietà ed è il momento in cui, il giorno dopo l’intervento, veniva tolta la benda oculare ai pazienti operati, abbiamo visto, sentito con il cuore e vissuto il privilegio di poter essere stati immediatamente utili alle persone che riacquistavano la vista dopo anni di buio. La seconda che ci ricorda i limiti dell’umano agire ed è l’immagine di quel giovane padre che, sapendo dal passa parola tra i vari villaggi della presenza in Missione “ di quelli che curano gli occhi”, un giorno alle tre del mattino è partito a piedi dal suo villaggio distante più di trenta chilometri e caricandosi in spalla suo figlio Khalad di 5 anni, verso le 10 è arrivato in ambulatorio per sapere se potevamo fare qualcosa…Purtroppo il bambino ha un glaucoma congenito in stadio evoluto che lo ha reso completamente cieco e non è stato possibile fare nulla. Ma noi dobbiamo andare avanti! Sta per essere ultimato all’interno della Missione un Ospedale, sarà pronto nel 2016 e qui mi piace collegare le Suore di Adwa a Gino Strada, figura “laica” e per molti aspetti a loro molto vicina per quanto concerne i concetti di gratuità ed eccellenza delle cure. L’Ospedale che sta per sorgere, sarà un centro di eccellenza per le cure non solo per tutta la regione del Tigray ma per l’Etiopia tutta. L’Ospedale sarà non solo un buon posto dove farsi curare con standard europei , ma sarà anche una struttura pensata per l’Africa, progettata e costruita secondo le tecniche più moderne. Un caro saluto a tutti Giorgio De Santi