Vai ai contenuti

Perchè leggere..

Livello 2

Perché leggere dovrebbe essere un bene?A cura di Claudio Ciprandi P.S. P.O. Rho

Perché leggere dovrebbe essere un bene?
Cosa significa aprire un libro e leggere?
Significa moltissimo e moltissime cose.
Scoprire se stessi nelle parole di un altro; stupirsi nell’incontrare mondi lontani; vedere scritti i nomi delle proprie emozioni, e dare loro dignità; trovare alleati nel cammino della crescita, amici nella lotta contro il dolore, il turbamento, l’insensatezza; regalarsi uno spazio e un tempo, quello della lettura, che nessuno — una volta che l’abbiamo conquistato — può portarci via.

Michele Petit
Elogio della lettura
Ponte alle grazie




Se ci riconosciamo nelle parole di questa antropologa francese che ha condotto uno studio sui lettori, considerandoli come una popolazione primitiva, ci renderemo immediatamente conto di come sia difficile consigliare la lettura di un libro.
Le emozioni sono quanto di più personale, intimo, possa esistere.
Ciò che emoziona un individuo, può lasciare del tutto indifferente un altro.
Ciò che a noi è piaciuto, può disturbare chi ci sta vicino.
E allora, quale può essere il giusto metro per avventurarsi nel terreno insidioso del consiglio di un libro da leggere?
Rubando le parole ad Alberto Arbasino potremmo individuare un criterio da non seguire; il grande scrittore sosteneva che definire un libro “bello” partendo dal numero di copie vendute, avrebbe potuto portare alla conclusione che il miglior ristorante del mondo avrebbe dovuto essere McDonald’s .
Perciò, niente best-sellers, niente ultimo libro dello scrittore di successo, pubblicizzato in tutti i modi, ma libri “minori”, libri che difficilmente si possono trovare negli scaffali dei centri commerciali, libri che bisogna chiedere al libraio o in biblioteca.
Libri che, senza farci troppe illusioni, riescono a mantenere un “valore d’uso” che va al di là del semplice essere “merce” da acquistare e da vendere.
I primi quattro consigli sono questi:
Bruno Arpaia, L'energia del vuoto, Guanda
È notte, su una stradina di montagna in Svizzera.
Un'auto procede veloce, diretta a Marsiglia.
A bordo un uomo, Pietro Leone, funzionario dell'Onu a
Ginevra.
Accanto a lui dorme il figlio Nico, una consolle stretta fra le mani, i jeans a vita bassissima come ogni adolescente che si rispetti.
I due sono in fuga, anche se nemmeno Pietro sa da cosa sta fuggendo.
La sola certezza è che da giorni qualcuno tiene sotto controllo

i suoi movimenti e che la moglie Emilia Viñas, spagnola, ricercatrice al Cern, la sera precedente non è tornata a casa.
La donna è la responsabile di uno degli esperimenti con il Large Hadron Collider, l'Lhc, il più potente acceleratore di particelle mai costruito al mondo.
Emilia ama il suo lavoro, al quale spesso, necessariamente, sacrifica la famiglia e soprattutto il rapporto con Pietro, che sembra giunto a un punto morto.
Del resto, quella della fisica, da Einstein alla teoria delle stringhe, è un'avventura troppo affascinante.
Lo scopre anche Nuria Moreno, giornalista di Madrid giunta al Cern per realizzare un servizio per il suo giornale e conquistata da quel mondo all'inizio tanto lontano da lei.
E proprio grazie alle sue domande, che si fanno via via più puntuali, veniamo coinvolti in un universo che a molti appare misterioso e incomprensibile, ma che in queste pagine si racconta e si manifesta con l'immaginazione e la passione che lo animano, rivelandosi intessuto della stessa sostanza, dello stesso desiderio di conoscenza, degli interrogativi sul futuro e sulla vita che agitano tutti noi…
Da chi stanno scappando Pietro e Nico?
Dov'è finita Emilia?
Silvia Ricci Lempen, Una famiglia perfetta, Iacobelli .
Cosa si cela dietro l'immagine di una famiglia apparentemente perfetta?
Ce lo racconta Silvia Ricci Lempen in un romanzo autobiografico, vincitore del prestigioso premio Michel-Dentan, che si trasforma in una riflessione sul complesso intreccio tra dinamiche familiari e sociali nel Novecento, il secolo che ha visto compiersi totalitarismi e rivoluzioni democratiche, oppressione e ricerca di libertà.
Il racconto di Lempen è un vero e proprio urlo di ribellione contro un padre autoritario, un "uomo tragico" cresciuto all'epoca del Fascismo, che per amore avvelena la vita dei suoi cari.
Chiara Palazzolo, Nel bosco di Aus, Piemme .
Carla ha tutto per essere felice.
Un marito con cui va d'accordo, tre figli che adora e una nuova casa, al limitare di un bosco. Il sogno di una vita.
Certo, i ragazzi avrebbero preferito restarsene in città, più vicino agli amici, ma per lei la scelta di quella casa è stata quasi una necessità imprescindibile, un gradino in più nella scala sociale, il simbolo di un benessere raggiunto.
Ma qualcosa viene a turbare la sua serenità, la morte in un misterioso incidente d'auto di Rita, l'amica di sempre, una donna vivace, una trascinatrice a cui Carla spesso si affidava nelle decisioni più difficili.
E poi c'è Albertino, il suo figlio più piccolo, che la mette in allarme annunciandole di vedere spesso intorno alla casa una vecchia signora, una strega, come lui la chiama.
È l'unico a scorgerla e Carla non gli dà peso, limitandosi a liquidare la cosa come un modo per attirare l'attenzione.Anche perché, nel frattempo è diventata amica di una donna che conta, Amanda Satriani, la padrona di tutta la collina, che la invita a far parte del suo circolo di burraco.
E così Carla, che era sempre stata moglie e madre impeccabile e devota, comincia a trascurare la famiglia, presa dal nuovo gioco e soprattutto dalla frequentazione di Amanda.
Si fa irrequieta, intollerante, ed è sempre più attratta dal bosco carico di presagi che le tocca attraversare per arrivare a casa dell'amica.
Marco Malvaldi, Odore di chiuso, Sellerio .
In un castello della Maremma toscana vicino alla Bolgheri di Giosue’ Carducci, arriva un venerdì di giugno del 1895 l'ingombrante e baffuto Pellegrino Artusi.
Lo precede la fama del suo celebre La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene, il brioso e colto manuale di cucina, primo del genere, con cui ha inventato la tradizione gastronomica italiana.
Ma quella di gran cuoco è una notorietà che non giova del tutto al castello, dove dimora la famiglia del barone Romualdo Bonaiuti, gruppo tenacemente dedito al nulla.
La formano i due figli maschi, Gaddo, dilettante poeta che spera sempre di incontrare Carducci, e Lapo, cacciatore di servette e contadine; la figlia Cecilia, di talento ma piegata a occupazioni donnesche; la vecchia baronessa Speranza che vigila su tutto dalla sua sedia a rotelle; la dama di compagnia che vorrebbe solo essere invisibile, e le due cugine zitelle.
In più, la numerosa servitù, su cui spiccano la geniale cuoca, il maggiordomo Teodoro, e l'altera e procace cameriera Agatina.
Contemporaneamente al cuoco letterato è giunto al castello il signor Ciceri, un fotografo: cosa sia venuto a fare al castello non è ben chiaro, come in verità anche l'Artusi.
In questo umano e un po' sospetto entourage, piomba gelido il delitto.
Teodoro è trovato avvelenato e poco dopo una schioppettata ferisce gravemente il barone Romualdo.
I sospetti seguono la strada più semplice, verso la povera Agatina.
Sarà Pellegrino Artusi, grazie alla sua saggezza e alle sue originali letture, a dare al delegato di polizia le dritte per ritrovare la pista giusta.
In Odore di chiuso Malvaldi ha lasciato al momento l'improvvisata squadra investigativa dei vecchietti del BarLume per potersi dedicare a un vero giallo classico, basato su interrogatori, intuizioni e conclusioni deduttive.
Ha scelto l'epoca di un'Italia da poco unificata e ancora impastoiata nei particolarismi nobiliari con riferimenti storico letterari che occhieggiano ironicamente all'oggi.
Ma senza abbandonare la sottigliezza umana che gli permette di disegnare ogni personaggio con insolente umorismo, offrendo gallerie di caratteri e situazioni comiche capaci di divertire tanto quanto l'ingegnosità dell'intreccio.
Un ulteriore consiglio
Marco Malvaldi fa diventare protagonista del suo libro il celebre Pellegrino Artusi, di cui, proprio quest’anno, si celebra il centenario della morte avvenuta appunto nel 1911.
Anno tragico per la nostra letteratura quel 1911, infatti il 25 aprile decideva di togliersi la vita un altro grande scrittore; Emilio Salgàri (mi raccomando l’accento sulla seconda “a”).
Per chi non è più giovanissimo il richiamo a Sandokan, alle tigri della Malesia, a Yanez de Gomena, al Corsaro Nero è immediato.
Per chi è più giovane e volesse scoprire cosa inchiodava allo schermo televisivo i propri genitori quando non esistevano ancora “il grande fratello” o “amici”, può essere di aiuto un bellissimo cofanetto pubblicato dalla Rizzoli che contiene il primo romanzo di Emilio Salgàri dedicato alle avventure di Sandokan, Le tigri della Malesia, e il DVD con lo sceneggiato che, nel 1976, realizzò per la Rai Sergio Collima con protagonista Kabir Bedi.
Chi invece volesse approfondire la conoscenza di Emilio Salgàri può farsi aiutare da un altro cofanetto pubblicato da Minimum Fax dal titolo Capitan Salgari che, attraverso un DVD molto interessante, ricostruisce nel dettaglio la sua tempestosa vita.
Ci si potrà confrontare grazie a questa “macchina dei sogni”, con quest’uomo che amava “disegnare il vento”, con la sua penna geniale.
Quella stessa penna che spezzò simbolicamente, come atto d’accusa, quando a colpi di rasoio pose fine alla sua vita.



Torna ai contenuti | Torna al menu