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Livello 2

A cura di Claudio Ciprandi P.S. P.O. Rho

Luca: ‘O Presepio… Addò sta ‘o Presepio?
Concetta: Là, là, nessuno te lo tocca!
Luca: Quest’anno faccio il più bel Presepio di tutti gli altri anni (…) Ho fatto pure i disegni, i progetti. Voglio fare una cosa nuova: sopra ci metto tutte casette novecento…
Concetta: Quando viene Natale è un castigo di Dio! Colla, pastori…puzza ‘e pittura! Io nun capisco che ‘o faie a fa, stu Presebbio. Na casa inguaiata, denare ca se ne vanno… E almeno venesse bbuono!
Tommasino: Non viene neanche bene.
Luca: E già, come se fosse la prima volta che lo faccio! Io sono stato il padre dei Presepi… venivano da me a chiedere consigli… mo viene lui e dice che non viene bene.
Tommasino: A me non mi piace.
Luca: Questo lo dici perché vuoi fare il giovane moderno che non ci piace il Presepio… il superuomo. Il Presepio che è una cosa commovente, che piace a tutti quanti…
Tommasino: A me non mi piace. Ma guardate un poco, mi deve piacere per forza?

Eduardo De Filippo Natale in casa Cupiello

Il 25 dicembre 1931 veniva rappresentato, per la prima volta, al cinemateatro Kursaal di Napoli la commedia “Natale in casa Cupiello”. E’, sicuramente, una delle opere teatrali più famose tra le tante scritte ed interpretate da Eduardo De Filippo. All’interno di una classica “commedia degli equivoci”, fa capolino il “tormentone” caratterizzato dalla domanda che Luca rivolge al figlio Tommasino: “Ti piace il Presepe?” a cui corrisponde inesorabilmente la risposta negativa. La “prima” di “Natale in casa Cupiello” e il rapporto tra Napoli ed il Presepe sono lo scenario su cui si dipana il primo libro che vorrei consigliare…

Maurizio De Giovanni, Per mano mia, Einaudi
Natale 1931. Mentre la città si prepara alla prima di Natale in casa Cupiello, dietro l'immagine di ordine e felicità imposta dal regime fascista infieriscono povertà e disperazione. In un ricco appartamento vicino la spiaggia di Mergellina sono rinvenuti i cadaveri di un funzionario della Milizia, Emanuele Garofalo, e di sua moglie Costanza. La donna è stata sgozzata con un solo colpo di lama, quasi sull'ingresso, mentre l'uomo è stato trafitto nel letto con oltre 60 coltellate. Colpi inferti con forza diversa: gli assassini potrebbero essere piú d'uno. La figlia piccola si è salvata perché era a scuola. La statuina di san Giuseppe, patrono dei lavoratori, giace infranta a terra. Sulla scena del delitto, Ricciardi, che ha l'amaro dono di vedere e sentire i morti ammazzati, ascolta le oscure ultime frasi della coppia, che non gli dicono granché. Il commissario dovrà girare a lungo, e sempre piú in corsa contro il tempo, per le strade di Napoli per arrivare alla verità. In compagnia del fidato, ma non privo di ombre, brigadiere Raffaele Maione, che in questo romanzo conquista un deciso ruolo di comprimario. E insidiato nella sua solitudine da una altrettanto inaspettata rivalità tra due giovani donne che piú diverse non si potrebbe. Tra le casupole dei pescatori immiseriti e gli ambienti all'avanguardia della Milizia fascista, una città sempre piú doppia e in conflitto avvolge Ricciardi e Maione in spire sempre piú strette. Fino allo scioglimento, in una magnifica lunga sequenza ricolma di voci, sapori, odori. E sangue.
Benedetta Cibrario Lo scurnuso Feltrinelli
Ancora Napoli e ancora il presepe sono i protagonisti del secondo libro che consiglio, utilizzando parte di un bell’articolo, comparso sul quotidiano “La Stampa”, scritto da Lorenzo Mondo. “Tommaso Jannacone era «il miglior figuraro del vicolo, l’ultimo di una dinastia». Siamo a Napoli, nel 1792, e per figuraro s’intende il modellatore di statuette d’argilla, destinate a popolare con acconci vestimenti gli artistici Presepi cari alle grandi famiglie della città. E’ il personaggio più accarezzato da Benedetta Cibrario nel romanzo intitolato Lo Scurnuso (dove l’autrice esce dalle consuete ambientazioni torinesi e piemontesi). Lo incontriamo quando è turbato dal dolore che gli artiglia le mani, primo sintomo di una malattia, forse un’artrite, che risulterà devastante. Vive con lui un ragazzino senza famiglia che gli fa da sguattero, cedutogli dalle monache in cambio d’un gruppo di «pastori». Ma Sebastiano rivela una sbalorditiva disposizione per il disegno e Tommaso, che prova per lui un chiuso affetto, lo convince ad allontanarsi per frequentare, a Caserta, la bottega di un noto scultore. Da parte dell’uomo, impedito di lavorare, è quasi un passaggio del testimone. In effetti il trovatello avrà occasione di manifestare il suo pieno talento, ispirandosi, contro ogni stereotipo, ai volti e ai gesti della plebe napoletana. E quando saprà che Tommaso è morto, tutto solo, gli renderà omaggio con un capolavoro: il ritratto del suo benefattore in figura di storpio, disteso seminudo con le mani e i piedi fasciati; egli porta tuttavia negli occhi una dolcezza esausta che contende con la vergogna, con lo «scuorno» per la sua miseria d’uomo. Siamo alla prima parte del romanzo, che occupa esattamente la sua metà. Dove non mancano altri personaggi più e meno torniti, oltre a un fuggevole accenno a ciò che accade nel vasto mondo, quello del 1792 (le teste d’argilla raccolte in un paniere prima di essere assemblate fanno pensare alle ghigliottine della Rivoluzione di Francia). Ciò che conta è soprattutto il legame scontroso di Sebastiano con chi gli è stato padre e maestro, insieme al punto d’arrivo - quasi una rivelazione - rappresentato da quell’intensa scultura. Mutano gli scenari. Un’altra sezione del libro ci introduce agli anni 1939-1943, in una Napoli ansiosa per lo scoppio della guerra e sconvolta dai bombardamenti aerei. Qui si intrecciano le vicende di superstiti amatori del Presepio napoletano, di antiquari e collezionisti di rango, tra cui spiccano un Duca e un Cardinale (con un più insistito e divagante indugio sulle loro storie). Essi appaiono via via sedotti dalla statua dello Scurnuso, che sembra corrispondere alle ferite di Napoli, evocate dall’autrice con puntuale aderenza, senza reticenza. La «rivoluzione», questa volta, batte alle porte di casa. Un ultimo capitolo, di poche pagine, ritaglia alcune scene ambientate in una villa sul mare, nella penisola sorrentina, durante l’estate del 2009. C’è una ragazza che appartiene a una famiglia divisa, con la madre lontana. Adesso è ospite del padre con il quale riannoda lontane, affettuose consuetudini. E l’uomo, felice della ritrovata intimità, le fa dono di un astuccio in cui viene conservata la statua dello storpio. Vicky, rigirandola tra le mani, scopre, «in quegli occhi di vetro limpido, un improvviso lampo di tenerezza e d’amore, un amore tenuto nascosto e incapace di svelarsi: lo stesso che ha visto balenare nello sguardo di suo padre...». Tommaso Iannacone continua dunque ad essere il protagonista del composito romanzo. Vive nel tempo, attraversando calamità e disagi esistenziali, nella controfigura rappresentata dal suo ritratto.
E’ una specie di talismano al quale hanno messo mano l’arte e la pietà.“

Natale per tutti i gusti e di tutti i colori
Tre rapidi consigli per chi vuol continuare un percorso di lettura tra i racconti e gli autori che si sono confrontati con il Natale.

Racconti di Natale Einaudi 2005
Chi l’ha detto che il Natale deve essere noioso, edificante, sdolcinato? Oltre al classico “bianco Natal” ne esistono di gialli, di neri, di rosa, di blu: Natali esilaranti e Natali scioccanti, Natali che danno i brividi e Natali che mettono pace, Natali cinici, poetici, svagati, smagati. Natali inaspettati.
In questo volume, per la prima volta, tutti questi Natali vengono riuniti in una raccolta di racconti straordinari, in cui i più bei nomi della letteratura di ogni tempo fanno a gara per stupire, commuovere, divertire, emozionare, in un coro di voci uniche e ormai classiche che regalano l ritratto più completo del giorno più speciale dell’anno.

Nero Natale (nove racconti da brivido) Einaudi 2008
Il Natale, d’abitudine, è bianco: abbacinante è la coltre di neve che ricopre il paesaggio, un candore che dovrebbe rispecchiare la predisposizione dell’anima al bene. Eppure, chissà come mai, proprio nel giorno in cui dovremmo essere più buoni, il delitto trionfa, la rapina a mano armata furoreggia e le famiglie trovano motivo di lite selvaggia a un panettone mal tagliato. Nove storie da brivido per smentire che a Natale si debba essere davvero buoni.

Notte di Natale (quindici storie sotto l’albero) Einaudi 2010
Nella notte di natale possono accadere dei miracoli. Ma ci si può anche perdere tra i ghiacci delle montagne. Si può morire di fame e di freddo. Si possono percepire strane presenze. Si può gioire per un regalo inaspettato. Quindici autori, quindici voci diverse, un caleidoscopio di letture, atmosfere di sogno e di mistero, temi delicati e amari al tempo stesso, miracoli, apparizioni di fantasmi, solitudini e improvvisi stupori.

P.S. Natale in casa Cupiello è stato pubblicato in un bellissimo cofanetto che contiene, oltre al copione della commedia, anche un DVD con la registrazione dello spettacolo teatrale.


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