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Attenzione: come dice il titolo questa è solo una favola.
Dal dizionario della lingua italiana Devoto Oli
favola: 1. Breve vicenda, narrata in versi o in prosa, i cui protagonisti possono essere persone, animali o cose e il cui fine è far comprendere in modo facile e piano una verità morale.
Qualsiasi narrazione fantastica, mito o leggenda.
Azione drammatica.
Costruttore chiamò Labbra Sensuali al videotelefono. Labbra Sensuali rispose: “Salve sua grandiosità”. “Lascia perdere i convenevoli e veniamo al dunque. Hai parlato con il Ciclista?”. “Sì, ieri pomeriggio, dopo che era tornato dalla sua solita pedalata alla Madonna in Colle. Ha detto che è d’accordo”. “E Baffo Grigio cosa ha risposto?” “Anche lui sta con noi e ha detto di non preoccuparsi di Busone il Sigaraio: quello non è che un burattino nelle sue mani”. “Bene, allora siamo d’accordo: Mister Crisi dirigerà la baracca fino a che non ci farà comodo e toglierà per noi le castagne dal fuoco, poi dovrà farsi da parte e tornare a fare il suo mestiere. Razza Pura scatenerà la crisi quando io gli darò il segnale”. “Come vuole lei” “Ti richiamerò domani, per dirti quando ci troveremo a Palazzaccio per concordare i tempi e i provvedimenti”.
Costruttore fece un giro di telefonate, usando numeri che noi comuni mortali poveracci non potremo mai procurarci. Si accordò con Mister Crisi per incontrarsi a Palazzaccio due giorni dopo, insieme a Ciclista, Baffo Grigio e Razza Pura. Poi gli sovvenne che forse era meglio che della partita facesse parte anche Penna Bianca. Lo chiamò all’istante; del resto improvvisare era una cosa che gli era sempre riuscita bene e in questo caso non sarebbe stato difficile, visto che sapeva già molte delle cose da riferirgli. Penna Bianca ascoltò tutta la spiegazione di Costruttore e alla fine mosse una sola obiezione. Era il caso di incontrarsi a Palazzaccio? C’era sempre qualche giornalista rompiballe lì davanti, pronto a un qualsiasi stupido scoop. Costruttore non poté che trovarsi d’accordo: nemmeno se l’incontro fosse avvenuto alle 4 del mattino avrebbero potuto essere sicuri che nessuno ne sarebbe mai venuto a conoscenza. Però non si poteva trovare un’altra soluzione, ormai era tardi. Penna Bianca ebbe un’idea geniale: lasciamo che i giornalisti lascino il Parlamento e poi troviamoci dal barbiere. E così fu deciso.
Erano già le 5.30 quando finalmente Costruttore poté concedersi qualche ora di meritato riposo. Dormì profondamente, un sonno tranquillo, abitato da sogni dolci. Era come se la ragnatela che aveva tessuto negli ultimi giorni lo sostenesse delicatamente, cullandolo amorevolmente. Chi dice che la perfidia e l’inganno non lasciano dormire?
Chi li avesse visti seduti sulle poltrone e sui divani del barbiere del Parlamento avrebbe potuto pensare che stessero riposandosi e che si fossero trovati lì per caso. Le decisioni furono prese abbastanza velocemente. Del resto le azioni da promuovere non potevano essere che quelle. Riformare le pensioni, in modo che chi oggi lavorava fosse andato in pensione il più tardi possibile; lo Stato avrebbe risparmiato negli anni futuri una montagna di miliardi di svanziche. Riforma del mondo del lavoro: nessuno doveva più potersi sentire al sicuro sulla sua sedia di impiegato o davanti al suo macchinario. Niente più lavoro a tempo indeterminato, questo era uno degli obiettivi. Poter licenziare liberamente, rendere tutti ricattabili, privare i sindacati della loro forza contrattuale. E altri obiettivi minori, che sommati ai primi avrebbero reso i lavoratori dei semischiavi. Non subito, certo, altrimenti si sarebbe scatenata una rivoluzione. Al resto ci avrebbero pensato gli industriali, a cominciare dalla GLEV, la più grande industria del paese. Sarebbe uscita dall’Associazione Fabbriciera e avrebbe istituito un modello contrattuale per cui i lavoratori non sarebbero stati altro che delle scimmie da loro comandate. E poi tasse, tasse e ancora tasse, così da spremere le classi medio basse e renderle ancora più succubi di industriali, banchieri, società finanziarie, assicurazioni e altri gruppi di potere.
Razza pura sarebbe stato all’opposizione e avrebbe fatto il diavolo a quattro altrimenti il gioco sarebbe stato troppo sporco. Lui avrebbe scatenato la crisi, negando la fiducia al governo di Costruttore su quello stupido provvedimento anticorruzione. Così avrebbero preso due piccioni con una fava.
Una sola condizione fu posta a Mister Crisi: finito il compito che gli era stato affidato sarebbe dovuto tornare nell’ombra, tramando dalla poltrona che G&S gli stava tenendo in caldo a Wall Street.
Ma poi successe l’imprevisto. Mister Crisi decise di salire in campo, insieme a Lacrime di Coccodrillo, la più infida delle donne politiche e ad altri suoi fedelissimi. E ad appoggiarlo ecco Penna Bianca e Cravatta Intonata, riemerso all’improvviso dal limbo nel quale aveva vissuto negli ultimi due anni. E poi Comico, Baffi Assurdi, Togato Rosso e un sacco di altri personaggi, tra cui Mefistofele, Ricostruita, Animalista, Paper Silvestro, solo per fare alcuni nomi. Ah, sì, anche Ciociara Burina era della partita, per non parlare di Velina e Troia Ipocrita. Fu una campagna elettorale senza pietà. In compenso la falsità e l’ipocrisia si sprecarono. Quelli che avevano votato a favore di tutti i provvedimenti di Mister Crisi dissero che erano tutti sbagliati. Mister Crisi affermò che stava risolvendo alcuni grossi problemi, come quello dei cosiddetti limbiati: peccato che erano state le sue leggi a creare quei problemi. Altri fecero un uso assolutamente criminale della memoria di morti uccisi dalla mafia o si appellarono a sogni separazionisti o a promesse irrealizzabili. Poi ci furono le elezioni e il parlamento fu esattamente quello precrisi. Con una sola eccezione: Comico. Che però presto sparì dalla scena, ridotto a un vegetale da uno strano incidente stradale. E i suoi seguaci si dispersero come pecore senza pastore e il movimento si sciolse come la tarda neve di aprile appena spunta un raggio di sole.
Tutto tornò immobile, con i baroni del potere inamovibili, seduti sui loro scranni, dai quali continuava a provenire uno strano odore, che a me faceva ricordare un vecchio proverbio lombardo, che non posso citare in questa sede. Gli unici per i quali niente fu come prima furono i lavoratori, privati di molti dei loro diritti anche dalle leggi dei ”nuovi” governanti. Come finirà? Quien sabe?, come leggevo da ragazzo nei fumetti di Tex. Certo se ci fosse uno come lui a difenderci dai cattivi magari la situazione potrebbe essere migliore. Quien sabe?, appunto.
Mi fermo qui, il rumore che viene dalla piazza non mi consente di concentrarmi. Guardo dalla finestra: ci sono dei poliziotti morti per terra. E gli altri scappano. Il fumo delle molotov e delle auto incendiate sale da molti punti della città. Questa volta allora è una cosa seria. Uno scoppio enorme verso la periferia nord. E poi il rumore di un jet militare mi assorda. Non poteva che finire così. Speriamo che la guerra civile non duri troppo. E che i vincitori non siano peggio dei perdenti.
OGNI RIFERIMENTO A FATTI REALI E’ ASSOLUTAMENTE CASUALE.
Villa Mario