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Lei conoscerà sicuramente la storia delle due capre
che stanno mangiando le bobine di un film tratto da un best-
e una capra dice all’altra: “personalmente preferisco il libro”
Alfred Hitchcock
Quante volte anche noi, come le due capre citate da Hitchcok, ci siamo ritrovati a commentare un film tratto da un libro e, come loro, abbiamo espresso le nostre preferenze ora nei confronti dell’uno, ora nei confronti dell’altro? Del resto, nonostante la nostra buona volontà, non avremmo potuto fare altrimenti perché la storia del cinema, fin dai suoi albori, è stata caratterizzata da una strettissima dipendenza dalla produzione letteraria. Sarebbe pressoché impossibile elencare tutti i film che si sono ispirati, anche solo “liberamente”, a romanzi più o meno classici. Lasciando ai superesperti, o se si preferisce alle capre, l’ozioso dilemma vorrei soffermarmi sull’ultimo film di Gabriele Salvatores, “Educazione siberiana” , ma soprattutto sui libri da cui è stato ispirato.
Non a caso ho scritti “libri” perché il film è un sapiente e ben riuscito collage tratto da almeno tre libri scritti da un giovane scrittore di origine siberiana, nato nel 1980 in Transnistria che di nome fa Nicolai Lilin. Dopo aver visto il film, leggere questi libri può avere la stessa di una guida turistica letta dopo aver visitato una città di cui si conosceva appena l’esistenza. Questi libri, è fuori discussione, non sono capolavori, non diventeranno mai dei classici ma hanno l’enorme merito di aiutarci a riflettere su di una realtà nei confronti della quale, troppo velocemente, abbiamo voltato la faccia dall’altra parte. Hanno il merito, con la semplicità delle parole di un testimone, molto meglio di molti noiosi saggi, di farci capire cosa è stato il disfacimento dell’Unione Sovietica, di quale portata è stato l’orrore della guerra in Cecenia, di quali orrori sia piena ogni guerra, anche quella per la sopravvivenza quotidiana…
Educazione siberiana
Educazione siberiana è un libro unico, senza paragoni possibili. Cosa significa nascere, crescere, diventare adulti in una terra di nessuno, in un posto che pare -
Pochi forse hanno sentito nominare la Transnistria, regione dell'ex Urss autoproclamatasi indipendente nel 1990 ma non riconosciuta da nessuno Stato. In Trans-
Caduta libera
Chi ha scritto queste pagine, raccontando ciò che ha vissuto, non è un cecchino. Ma ha fatto il cecchino per due anni di servizio militare in un gruppo d'assalto dell'esercito russo durante la Seconda campagna cecena. Non sempre si è ciò che si fa. L'uomo dovrebbe essere più di ciò che fa.
Ma ciò che fai può essere così orribile da cambiare ciò che sei: un uomo. La guerra che in queste pagine vedi -
Quella senza politica, senza dichiarazioni ufficiali, senza il teatro dei media. Ma con tutta la tecnologia disponibile. E ogni tecnologia -
Fra le case, nei cortili, sul fianco di una collina, nelle fogne o all'interno di una moschea. I nemici sono semplicemente gli «arabi» -
Tutto il resto è letteratura.
Il respiro del buio
Il respiro del buio comincia con un viaggio, alcune centinaia di chilometri che sanciscono l'ingresso in una nuova vita. Il servizio militare in Cecenia è finito, è tempo di tornare, ma per Nicolai la parola ritorno ha perso significato. È un altro uomo quello che scende dal treno, e anche la città che lo accoglie ha ormai rinunciato alla propria identità per inchinarsi ai miti d'Occidente. Rinchiuso nel suo appartamento, circondato dalle armi importate illegalmente dalla Cecenia, Nicolai attraversa un «dopoguerra» privatissimo e feroce: all'indifferenza muta che gli riserva il suo Paese, non trova altra risposta che l'odio. Odia gli edifici, le strade, l'umanità «pacifica» che gli appare fasulla, intollerabile nella sua pretesa di civiltà. Per provare a fare i conti con le atrocità subite e commesse, decide d'intraprendere un nuovo viaggio, verso il luogo che rappresenta l'unico ritorno possibile: la Siberia. In questa terra che sa essere per lui spietata e materna, guidato da un nonno che vive in perfetto equilibrio tra asprezza e incantato stupore, Nicolai sembra ritrovare il desiderio di una vita comune. Ma non basta certo il silenzio a cancellare un passato così ingombrante, e neppure serve la determinazione, perché quella che si offre come una possibilità di riscatto può rivelarsi in ogni momento una trappola che inverte la corsa e riporta al punto di partenza. Così può succedere che un impiego in un'agenzia di sicurezza privata a San Pietroburgo si trasformi in una nuova guerra, più nascosta e apparentemente meno violenta rispetto a quella combattuta in divisa, eppure, se possibile, ancora più pericolosa. Una guerra che fa le sue vittime nelle strade delle grandi città, ma che si combatte soprattutto nelle stanze lussuose della nuova élite economica, nei rapporti tra oligarchi e politici corrotti, negli archivi segreti ereditati dal KGB. Tra complotti e tradimenti, attentati e amori impossibili, violenze atroci e sorprendenti accensioni ironiche, Nicolai Lilin ci regala quello che tra i suoi romanzi, forse, più lo rappresenta. Perché le storie dei suoi personaggi -
Storie sulla pelle
Si dice che raccontare la propria vita serva a comprenderla. Ci sono esperienze, però, su cui le parole non hanno presa: si può solo «soffrirle» una seconda volta sulla propria pelle. I criminali siberiani le loro vite se le portano addosso, incise dalla mano esperta del kol'sik: sacerdote e custode della tradizione, il tatuatore e l'unico a comprendere fino in fondo la lingua arcana dei simboli. Ma i tatuaggi, mentre raccontano delle storie, ne creano altre: generano incontri ed equivoci, stabiliscono legami, decidono, a volte, della vita e della morte. Ed è attraverso questo vortice di storie che Nicolai Lilin ci conduce dentro la tradizione dei «marchi» siberiani. Sei racconti diversissimi -
P.S. tutti i libri di Nicolai Lilin sono pubblicati da Einaudi, dopo l’uscita del film sono di facilissima reperibilità in libreria e anche le nostre biblioteche ne possiedono un buon numero di copie.