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Cristina Campanello

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Mi visito o non mi visito ? A cura di Cristina Campanello Centro Alzheimer P.O. Passirana

Si pone continuamente il quesito delle competizioni "non competitive" comunemente chiamate AMATORIALI in Italia se possono o devono essere necessariamente omologate FIDAL (Federazione Italiana Atletica Leggera) (quindi ammessi solo i tesserati o chi presenta il certificato medico agonistico che dà la possibilità all’iscrizione giornaliera FIDAL) oppure possono essere “libere” cioè aperte a tutti senza alcun certificato medico.
La discussione verte su alcuni punti dai quali estrapoliamo il “nodo cruciale”:
Secondo le norme federali affinchè la competizione sia libera / promozionale deve :
-essere distinta come partenza da analoga competitiva se ciò avviene nella stessa manifestazione
-non avere una classifica ufficiale cioè non ci sono verifiche formali di tempi o classifiche da parte di giudici (ma se una non competitiva si “dota” di un meccanismo automatico di rilevazione tempi-chip- non è lo stesso?)
-dovrebbe avere un’assicurazione che copre ogni singolo partecipante e/o un’ autodichiarazione di stato di buona salute(per i minori una dichiarazione del genitore).
Forse il dibattito più importante tra i fautori della "libera" e per chi richiede invece l’inserimento comunque in norme FIDAL, riguarda la questione salute e la tutela del runner amatoriale da eventuali infortuni che nel caso di autodichiarazione senza assicurazione ricadono integralmente sul corridore. Questo da un punto di vista sia etico che medico è importante. Tra l'altro i più "liberisti" affermano:
-non è detto che chi fà una visita,seppur accurata, all’anno è esente da rischi su una gara agonistica;infatti il “confine” tra un neofita che corre una non competitiva e un atleta con certificato medico (annuale)è identico: c’è la stessa probabilità per ambedue di incorrere in un problema di salute.
Appare dunque una disquisizione a metà tra filosofia e statistica anche perchè chi organizza gare di notevole importanza all'estero(vedi NYC Marathon) e tradizione ,adotta semplicemente una lettera di esonero responsabilità .
Per correre la New York City Marathon non è richiesto nessun certificato medico.
“2008 ING NEW YORK CITY MARATHON® ESONERO
Mi dichiaro consapevole che la partecipazione alla Maratona di New York® e/o alla corsa internazionale del sabato mattina Continental International Friendship Run (complessivamente gli “Eventi”) è un’attività’ potenzialmente pericolosa. Non intendo iscrivermi né partecipare a meno che io non sia idoneo dal punto di vista medico e adeguatamente allenato. Mi impegno arispettare ogni decisione dei giudici di gara circa la mia capacità di completare la maratona e la Continental Friendship Run insicurezza. Mi iscrivo volontariamente e mi assumo tutti i rischi connessi alla partecipazione a questi Eventi compresi, ma nonsolo, cadute, contatto con veicoli, altri partecipanti, spettatori o terzi, l’effetto del clima, inclusi calura, freddo e/o umidità’, le condizioni del traffico e delle strade, che dichiaro di conoscere e valutare. ...........................“
Forse il dilemma è da porre in termini diversi da: sono incoscienti loro(gli organizzatori della NYC) o troppo complicati noi? Molto sensatamente, chi ha vissuto gli States da vicino, mi ha suggerito che la differenza è a un “livello superiore” cioè propriamente culturale . Negli Stati Uniti la visione di vita è del “self made man” NON tutelato dalle istituzioni e dove ognuno è pienamente responsabile(nel bene o nel male)delle proprie azioni; per fare un “paragone azzardato” non esiste una “FIDAL” AMERICANA che tutela le gare e i partecipanti ,in quanto non è né prevista ,né desiderata .Ce la sentiamo di fare anche noi in Italia questo passo di "deregulation"? Oppure forse saranno gli Stati Uniti ad adeguarsi a norme mediche più vincolanti come succede da noi?




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