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Fantasiando - Cultura..

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A cura di Attilia Villa Rianimazione P.O. Rho

Conosco un anatroccolo
che in testa ha un bernoccolo
saltella in un catino
e sembra un damerino. 
 
Fa proprio un gran effetto
che stupisce anche un folletto
e stupisce anche tre gobbi
che riposano per hobby.
 
E mentre cammino mi guardo un pò intorno
e che meraviglia... vedo un liocorno
con gli occhi rivolti là dove c'è il mare
e una scia bianca che lascia la nave.
  
Sapete, il mio babbo è orologiaio
mentre mio nonno fa il portinaio.
Nel nostro giardino c'è anche una quaglia
e là nella stalla un asino raglia.
 
Mi sono sporcato, dov'è il sapone?
Lo trovo vicino, pensate... al torrone!
 
Con sta filastrocca mi viene da urlare
ho pure un gran sacco che devo svuotare.
 
E se tutto questo senso non ha
forse un sorriso strappare potrà.

A cura di Cristina Campanello Centro Alzheimer P.O. Passirana

IL CONSIGLIO DEI MINISTRI APPROVA LA CARTA EUROPEA DELLE LINGUE REGIONALI
Dopo quasi mezzo secolo si torna ufficialmente a parlare ed a insegnare gli idiomi locali (o dialetti o varietà linguistica), segnale di un riavvicinamento della cultura e della storia anche a livello didattico. Il Consiglio dei ministri ha infatti approvato in via definitiva la Carta europea delle lingue regionali. Ciò vuol dire, nella pratica , che nelle scuole presto sarà possibile insegnare anche il sardo, il friulano, l'albanese, il ladino, il greco , il croato, il catalano, il germanico, lo sloveno,  il francese, il franco-provenzale, e l'occitano. Sono queste le 12 lingue (minoranze linguistiche o alloglossie storiche) che risultano essere già tutelate  dalla legge nazionale 492 del 1999.  Per i più scettici può sembrare addirittura superfluo in quanto, sempre secondo gli stessi, basterebbe insegnare correttamente l’italiano a livello didattico. Non dimentichiamoci però che secondo i più accreditati studi di dialettologia e geolinguistica, i dialetti sono vere e proprie lingue alla stessa stregua dell’italiano; in quanto tali e per la loro caratteristica di varietà e capillarità  a livello nazionale rimangono invece un esempio unico proprio a livello mondiale (solo in Italia è avvenuta prima l’unità linguistica rispetto all’unità politica nazionale -1861-senza però interferire con la sopravvivenza degli idiomi locali). Se progresso e democrazia vuol dire sopravvivenza delle culture e delle identità storico-antropologiche, siamo sulla strada giusta.


 
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