Dal 19 al 28 aprile 2013 una équipe dell’Ospedale di Rho composta dal Dott. Antonio De Castro, dall’infermiera professionale strumentista di sala operatoria oculistica Monica Liso e dal sottoscritto, si è recata presso la missione delle Suore Salesiane Kidhane Meheret ad Adwa in Etiopia .Scopo della missione era quello di eseguire visite oculistiche ed interventi di cataratta alla popolazione. Le Suore della Missione ( una decina circa, italiane e di altre nazionalità) sono state splendide sia nella fase dell’organizzazione della settimana che nell’accoglienza. Al nostro arrivo abbiamo consegnato alla Superiora Suor Laura la busta contenente la cifra raccolta in Blocco Operatorio prima della nostra partenza. Nel ringraziare tutte le persone che hanno dimostrato tanta generosità, Suor Laura ha sottolineato il fatto che con la donazione sarà possibile assistere una bambina per un anno intero garantendo non solo il sostegno alla famiglia della bambina ,ma anche l’iscrizione alla scuola, la fornitura di vestiario, dei libri, quaderni e tutto l’occorrente per assicurare alla piccola l’istruzione. Le Suore puntano a questo: dare non solo un aiuto economico in beni materiali ( in particolare farine, latte,alimenti di prima necessità alle famiglie) ma assicurare istruzione e sanità alle giovani generazioni. Il centro Kidhane Meheret sorge al centro della città di Adwa, un agglomerato di case e capanne di circa 25.000 abitanti. L’economia locale si basa sull’agricoltura e pastorizia, in zona abbiamo visto solo una fabbrica tessile. La popolazione è molto cordiale, molto dignitosa nella sua povertà,nella serena accettazione della realtà sociale ed economica nella quale vive. L’aspettativa di vita in Etiopia è intorno ai 48-50 anni, quindi i pazienti che abbiamo visitato ed operato erano molto giovani rispetto all’età media dei pazienti che frequentano gli ambulatori in Italia. Le patologie riscontrate sono state le più varie, moltissime le forme infiammatorie, infettive del segmento anteriore a causa della scarsa igiene, la sabbia infetta trasportata dal vento, la promiscuità tra le persone costrette a vivere in case/capanne con animali (pecore e galline). Moltissimi i glaucomi evoluti, gli esiti di ferite oculari più o meno gravi, di infiammazioni trascurate e molte le forme di parassitosi. A questo proposito va raccontata la storia di Silas una bambina di 8 anni arrivata il primo giorno di lavoro in ambulatorio, accompagnata dal padre, da un villaggio “vicino 12 chilometri “ (ovviamente il viaggio è stato fatto sotto il sole , con una temperatura di 30 ° , a piedi !! ) Silas presentava una voluminosa tumefazione infetta della palpebra superiore , che comprimeva sull’occhio e ne rendeva difficoltosa l’apertura. L’infezione era originata da un parassita probabilmente la Thelazia, un parassita contratto verosimilmente dalla sabbia infettata dalle uova di un nematode ( praticamente un piccolo verme trasparente). La ferita era piena di materiale infetto che aveva invaso tutta la palpebra mettendo a rischio non solo la funzione visiva ma anche l’integrità dell’occhio. Per tutta la settimana abbiamo medicato la lesione e sottoposto a terapia antibiotica locale e generale Silas ottenendo un miglioramento repentino che ha salvato l’occhio della bambina. Inutile dire che fosse stato anche solo per questo caso, per noi tre è valsa la pena di intraprendere il viaggio in Etiopia. Salvare l’occhio di Silas ha riempito i nostri cuori di gioia. La nostra soddisfazione è stata grande non solo per Silas ma anche per le numerose persone operate e visitate. Nella settimana di lavoro sono state eseguite circa 200 visite oculistiche e 40 interventi di cataratta. Occorre tenere presente che le persone selezionate per l’intervento presentavano una vista estremamente ridotta , a causa di una cataratta bilaterale. Per loro operare un occhio ha significato riprendere a vedere, a potersi muovere, in poche parole tornare a vivere. Nel salutarci le Suore ci hanno “passato” questo messaggio : “ Insieme a voi stiamo solo piantando dei semi, non sappiamo che se anche uno solo di questi diventerà un albero, almeno ci abbiamo provato”.